Crisi fiscale

CRISI FISCALE E DISUGUAGLIANZE SOCIALI

I nuovi tagli fiscali rischiano di portare a nuovi tagli a sanità e welfare. In un'Italia con debito alto e disuguaglianze crescenti chi pagherà?

Il problema delle tasse

Ogni promessa di riduzione fiscale da parte del centrodestra nasconde, in realtà, tagli alla spesa sociale e alla sanità, penalizzando le fasce più deboli della popolazione. Il governo Meloni continua a lanciare lo slogan "abbassare le tasse", ma in un contesto di debito  pubblico tra i più alti in Europa, pari a circa 2.800 miliardi di euro (146% del PIL), una riduzione delle entrate rischia di tradursi in nuovi tagli dolorosi al welfare. Con una crescita stagnante, un'industria in crisi, costi energetici in aumento, salari bassi e povertà crescente, sarà già un miracolo se nel 2025 non sarà necessaria una nuova manovra correttiva. Inoltre, l’eventuale ritorno dei dazi proclamati da Trump potrebbe aggravare ulteriormente la situazione economica.

Il peso fiscale e la disuguaglianza

I contribuenti con redditi superiori a 35mila euro rappresentano solo il 13,94% del totale, ma versano il 62,52% delle imposte sui redditi delle persone fisiche. Questo significa che una minoranza sostiene economicamente quasi metà della popolazione, la quale beneficia di un complesso sistema di agevolazioni e sostegni, spesso concessi senza verifiche adeguate. Chi guadagna oltre 35mila euro lordi non può beneficiare del taglio al cuneo fiscale, perché considerato troppo ricco, e subisce l’erosione del potere d’acquisto anche in pensione. Parallelamente, la flat tax per gli autonomi e la scarsa efficacia dei controlli incentivano l’evasione fiscale, penalizzando chi paga regolarmente le tasse.

Le risorse per coprire la riduzione delle entrate

In questo contesto, dove troverà il governo le risorse per compensare un’eventuale riduzione delle entrate? Probabilmente con condoni e interventi una tantum in primavera. Tuttavia, questi strumenti generano entrate temporanee e non risolvono i problemi strutturali del sistema fiscale. I condoni, ormai una prassi consolidata, non solo non riducono il debito fiscale, ma peggiorano la situazione. Il concordato preventivo biennale per le partite IVA non ha prodotto i proventi attesi, e la flat tax per gli autonomi non ha

avuto gli effetti sperati. Ora si propone un nuovo condono quinquennale, che potrebbe costare altri 5 miliardi di euro. L’idea prevede la possibilità di rottamare il debito fiscale dichiarando difficoltà economiche e pagare in dieci anni senza sanzioni né interessi, in nome di un fisco "amico del contribuente". Ma come distinguere chi è davvero in difficoltà da chi ha approfittato del sistema? La cosiddetta "pace fiscale" si traduce in un premio per chi non ha pagato le tasse. Il governo giustifica i condoni come strumenti di aiuto, ma alla fine a pagarne il prezzo sono i più deboli, già provati dalla crisi economica. In questo scenario, i tagli a sanità,

scuola e welfare sono sempre dietro l’angolo, con politiche che favoriscono chi produce e proteggono gli interessi dei più ricchi, aggravando le disuguaglianze sociali.

Una politica fiscale che premia gli evasori

Nonostante gli slogan elettorali come "meno tasse per tutti", la realtà è che la pressione fiscale in Italia resta elevata, attestandosi al 42,5%, colpendo soprattutto chi lavora onestamente. Nel frattempo, i più ricchi, grazie ai condoni, riescono a pagare sempre meno. Continuare a proporre sanatorie per gli evasori è la conferma di una politica fiscale che premia chi si sottrae ai propri doveri e penalizza chi contribuisce regolarmente. Questo non è un destino inevitabile, ma il risultato di scelte politiche che si ripetono da decenni.

Alfred Ebner

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